Una rete di Kollettivi e di patti di Mutuo Soccorso
per contrastare il neoliberismo
La domanda è di sapere quanti hanno voglia di un nuovo sodalizio politico, che abbia come confine del suo agire il territorio più prossimo e la comunità che lo comprende. Non necessariamente sarebbe la rinuncia ad un agire politico più generale e un cancellare o trasferire altrove i conflitti di classe. Agire il più possibile vicino alla realtà, senza le astrazioni che oggi la deformano (comprese quelle politiche), sembra essere il solo modo per riprendere un cammino di una radicale riforma della società. Le giustificazioni non mancano. Il mondo è profondamente cambiato e nel senso opposto a quello auspicato dai suoi riformatori. Le contraddizioni del capitale sono diventate più pervasive, i processi di lavoro infinitamente più complessi, gli scambi al consumo ancora più reificanti. Questo “moderno” sistema sociale, il neoliberismo, si è affermato o va affermandosi su tutto il pianeta.
La nostra rappresentanza politica esclusa dal Parlamento scopre di essere priva di radicamento sociale e si attarda nella ricerca del capro espiatorio e nella riproposizione di vecchie idee e di un agire politico mostratosi fallimentare fino alle ultimissime sue prove. Si pretende di congelare persino l'immaginario, privandolo così della sua forza, senza vedere che c'è già un altro immaginario che percorre l'intero pianeta. Intanto, è il modo di vedere il mondo di finanzieri, imprenditori, generali e preti, più ancora delle loro dissennate azioni, che influenza, qui da noi, le coscienze dei più, e tutto questo è sentito come una minaccia al vivere civile solo da una minoranza, quella di cui facciamo parte.
Ripartire dal basso vale a dire da noi stessi, dal nostro piccolo, dalle esperienze che abbiamo fatto in questi ultimi anni e mesi, è la scelta che dobbiamo fare. Non si riparte da zero, questa è l'impressione di quelli tra noi che hanno perso anche la speranza. Ci sono le idee e le esperienze del movimento in cui ci siamo riconosciuti e ancora ci riconosciamo. Dai Forum mondiali in poi, in forme che dobbiamo giudicare all'altezza delle “moderne” contraddizioni del capitale, persone singole, collettivi e intere comunità hanno fatto l'esperienza dell'anticipazione di un nuovo mondo. Con una complessità di pubblico e privato, le azioni di contrasto del neoliberismo si sono diffuse e manifestano se stesse in piazza ma anche nei comportamenti quotidiani, nelle scelte di vita e di relazione.
Il becero realismo di chi alla fine, come dicono Sartori o Mieli, considera questo l'unico mondo possibile, non solo il migliore, può essere smentito. Ci si deve però sbarazzare dell'idea di una avanguardia che detiene il monopolio dell'intelligenza politica e pensare invece ad una intelligenza politica diffusa, ad una comunicazione in rete inclusiva, a spazi pubblici con i confini sempre aperti.
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