LA RICOSTRUZIONE A SINISTRA SI FA CON L’OPPOSIZIONE SOCIALE. LE IDEE E LE PROPOSTE DI SINISTRA CRITICA
Si è riunito domenica 20 aprile il Coordinamento Nazionale di Sinistra Critica per discutere delle elezioni. Questa la sintesi della discussione.
Le elezioni del 13 e 14 aprile segnano la chiusura di un ciclo della sinistra e un’uscita a destra dalla lunga transizione italiana. Le destre capitanate da Berlusconi vincono con i numeri e nella società consolidando un blocco sociale e una presa “culturale” sul paese – regressiva, individualista e intollerante – che costituisce a suo modo una risposta alla crisi economica e ai meccanismi della globalizzazione. Lo stesso voto alla Lega, la vera vincitrice delle elezioni, rappresenta una risposta “radicale e di massa” alla crisi, alle scelte compatibiliste del Pd e una soluzione localistica e tendenzialmente xenofoba che innesta una nuova guerra tra poveri.
Il Pd, al pari della sinistra, esce sconfitto dal voto e si consegna a uno “splendido isolamento”. Veltroni ottiene lo svuotamento della sinistra ma non sfonda al centro e la sua è una vittoria di Pirro. Non solo, ma i suoi rapporti consolidati con la borghesia italiana vengono messi in difficoltà dall’opposizione e il fronte sindacale che l’ha sostenuto va in crisi mentre, sul piano politico, ha pochi margini di azione sia alla propria destra – l’Udc perde voti in assoluto e resta ancorato all’orbita berlusconiana – che alla propria sinistra per via dello svuotamento della Sinistra Arcobaleno. La segreteria Veltroni per ora resta salda ma inizia a scricchiolare.
A sinistra c’è la catastrofe. A essere battuto non è solo Bertinotti ma l’intero gruppo dirigente della Sinistra. Un ciclo si chiude, la rifondazione comunista è esaurita. A venire sconfessato è il nucleo storico del togliattismo italiano che viene liquidato dalle urne, l’idea di una compatibilità e di una prospettiva di governo in alleanza con settori della borghesia italiana. Il 13 e 14 aprile è la Bolognina di Occhetto che consuma il suo corso. In oltre quindici anni, la sinistra ha vissuto di una rendita elettorale senza coltivare nessun radicamento sociale. Ora, quella rendita viene meno e un’intera burocrazia viene mandata a casa lasciando sul terreno solo macerie.
La ricostruzione diventa l’imperativo dell’oggi. Ma nessuno dei gruppi dirigenti responsabili della catastrofe può permettersi di dare indicazioni. E nessuna delle prospettive oggi delineate sul campo appare credibile o degna di attenzione. Né la soluzione identitaria dei “comunisti uniti” di Diliberto, né il supposto rinnovamento che in Rifondazione vede all’azione l’ex ministro del governo Prodi, Ferrero. Le proposte in campo, al di là di variazioni sul tema, infatti, non si discostano sulla strategia – prima o poi, il governo con il Pd; un solido attaccamento alle giunte locali – ma solo per quale settore di apparato deve mettere le mani sugli immobili e sulla cassa.
Nonostante questi giudizi, comunque, il tema della ricostruzione è posto e Sinistra Critica se lo pone con attenzione, sia pure senza illusioni.
Sinistra Critica esce viva da questa prova, circa 200mila voti la rendono un soggetto attivo sulla scena politica, un soggetto che intende costruire una prospettiva e un’organizzazione stabile a cui invitare tanti e tante che oggi non intendono rassegnarsi o passivizzarsi. Nei prossimi giorni renderemo pubblico un nostro documento di “10 idee per costruire una nuova sinistra” ma nell’immediato lanciamo una serie di iniziative che ci vedranno protagonisti:
una campagna di tesseramento e sottoscrizione per l’acquisto di una sede nazionale;
una campagna nazionale sul salario per una legge di iniziativa popolare sul salario minimo legale a 1300 euro e per il salario sociale;
l’incontro europeo a Parigi del 1 e 2 giugno per la Sinistra Anticapitalistica Europea;
l’organizzazione della Prima Festa nazionale di Sinistra Critica a cavallo di giugno e luglio come grande appuntamento collettivo di discussione sul tema della ricostruzione della sinistra.
La ricostruzione della sinistra, di una sinistra di classe e anticapitalista, non può che passare per delle pratiche sociali, la centralità del conflitto sociale e l’organizzazione della resistenza sociale. Il problema principale oggi non è quale contenitore ricostruire o quale astratta unità mettere in piedi ma quale opposizione organizzare al governo Berlusconi. Centrale, dunque, è la costruzione di “Forum unitari delle lotte e dei movimenti” che valorizzino le alleanze costruite finora, le allarghino e le potenzino. A partire da quelle già esistenti. Ci impegniamo, dunque, e invitiamo a costruire:
il 25 aprile ovunque sia possibile, come prima risposta alla xenofobia veicolata dalla Lega e dalle destre;
la MayDay del 1 maggio a Milano, quest’anno caratterizzata significativamente sul tema migranti, tema dirimente della prossima fase e su cui costruire un appuntamento specifico di riflessione. L’unità di lavoratori e lavoratrici italiani e migranti è oggi un punto centrale;
la manifestazione contro la Mafia a Cinisi il 9 maggio in occasione del trentennale della morte di Peppino Impastato;
la manifestazione per la Palestina e contro il governo israeliano a Torino il 10 maggio;
l’assemblea nazionale del Patto di Mutuo Soccorso a Riace il 24 e 25 maggio;
i vari Pride che si svolgeranno nel mese di luglio.
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