Non è facile spiegare le ragioni di questa scelta dopo averla considerata in modo molto critico e dopo aver suggerito una pausa, un tempo di pura e semplice azione sociale. Tra i promotori dell'associazione Sinistra Critica di Asti i dubbi permangono: c'è chi ha confermato la sua militanza nel movimento, c'è chi ha scelto di candidarsi, c'è chi ha scelto di dare una mano, c'è chi ha deciso di non votare.
Tutte le scelte sono ovviamente legittime ma dimostrano la presenza di un problema reale, vale a dire la difficoltà di esprimere una rappresentanza di sinistra che non sia destinata al massacro o all'impotenza, come è successo in un recente passato, con il governo Prodi.
Restiamo assolutamente convinti che la politica, quella del palazzo vissuta tra una scadenza elettorale e l'altra, sia un luogo di astrazioni, di distacco dalla vita reale, politica ancella dell'economia si è detto giustamente, luogo di formazione di ceto politico. Per questo parliamo di crisi della politica, di crisi della sinistra. Dunque perché affacciarci a quel luogo presentando una lista ?
La risposta, suggerita a maggioranza dall'insieme dei collettivi nazionali dell'associazione, è tanto semplice e giustificatoria quanto purtroppo obbligata (il Porta a Porta con la D'Angeli e la Santanchè ha avuto un indice di ascolto altissimo): ci presentiamo per farci conoscere presso la larga opinione pubblica, quella raggiunta dalla stampa e dalla televisione, con tutti i rischi che questa comunicazione comporta. Fatta questa scelta ci resta però l'obbligo di dire con chiarezza con quali anticorpi la accompagniamo.
1.Non inizieremo il nostro discorso elettorale dicendo che se non saremo presenti nel parlamento spariremo. Non abbiamo questo problema perché siamo già presenti dove questa società manifesta le contraddizioni più acute, anzi, abbiamo già fatto della società il nostro luogo di elezione, il punto di applicazione della nostra linea politica.
2.Nell'ipotesi remotissima che qualcuno di noi venga eletto, non vogliamo essere rappresentanti o portavoce di qualche associazione o movimento, vogliamo partecipare ad una azione o ad un progetto che si realizzino il più possibile vicino alla realtà sociale, concretamente, senza grandi astrazioni che non siano i nostri valori di riferimento, l'uguaglianza e la solidarietà, l'antifascismo. Se frequenteremo i parlamenti lo faremo come componenti di quella azione o di quel progetto. Come a Vicenza, come nella Val di Susa, insieme a quelle comunità piccole o grandi che si oppongono, con la responsabilità e i corpi delle persone singole, alle devastazioni del territorio e del tessuto sociale.
3.Non inizieremo parlando del nostro programma come se dovessimo fare la promessa di realizzarlo tutto o in parte durante questa legislatura. Altri hanno già avuto questa presunzione, dimostrando che un programma di alternativa sociale non sarà realizzabile fino a quando il parlamento non rappresenterà una sorta di volontà generale già sperimentata nella società.
4.Una cultura dei diritti non è negoziabile con chi sostiene che non sono negoziabili i vincoli dell'economia. L'alleanza con il Pd è un imbroglio. Non si può dire che “la possibilità di costruire una politica riformatrice prevalentemente dal governo, con una alleanza tra forze diverse, è finita” (Bertinotti) e poi evitare di fare un bilancio di quella impossibilità e riproporre la stessa alleanza. Perché ? Perché chi sta sotto, gli operai, i lavoratori di ogni sesso e paese, gli eretici delle idee dominanti e del pensiero unico, possono liberarsi solo opponendo a quel pensiero una pratica sociale conseguente, un conflitto per affermare i diritti costituzionali e dunque per sottrarre al mercato il lavoro e i beni che si considerano comuni e necessari ad una civile convivenza.
5.Per organizzare quella pratica sociale e quel conflitto, c'è bisogno di militanti del movimento, o agitatori sociali, piuttosto che di aspiranti parlamentari, c'è bisogno di un programma chiaro di alternativa sociale e di una scelta parlamentare di opposizione, c'è bisogno di un nuovo inizio. In questa situazione la coerenza tra ciò che si dice e ciò si fa ha un altissimo valore, politico e culturale, così pure la scelta di associazioni, gruppi o collettivi politici di agire il più possibile vicino alla realtà sociale.
CARLO SOTTILE (Intervento alla conferenza stampa di sabato 15 merzo)
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