Un appello per una iniziativa partecipata e dal basso
I primi passi del governo hanno confermato le previsioni di chi considera la destra italiana un miscuglio di populismo, autoritarismo al servizio di una logica padronale e confindustriale. Il pacchetto sicurezza con il suo razzismo istituzionale, gli attacchi indiscriminati contro la popolazione campana in difesa della salute contro le discariche tossiche, l'assalto ai servizi pubblici locali, i ripetuti attacchi contro i lavoratori pubblici definiti «fannulloni», il rilancio di una politica militaresca con la conferma e ampliamento delle missioni militari e la determinazione a costruire la nuova base di Vicenza nonostante l'opposizione popolare fino ai soldati nelle città, fanno il paio con il tentativo di Confindustria, tramite il tavolo concertativo, di abolire il contratto nazionale, con i desiderata integralisti del Vaticano, con una politica dell'Unione europea che, con le direttive sul rimpatrio dei migranti e con quella sull'allungamento della settimana lavorativa, suggellano il clima reazionario che si respira in tutto il continente. A tutto questo si associa l'arroganza istituzionale di un governo che fa dei processi giudiziari del proprio leader il perno della propria politica. Di questa situazione porta una responsabilità diretta il centrosinistra che con l'esperienza del governo Prodi ha spianato la strada a gran parte delle misure - criminalizzazione dei Rom, flessibilizzazione del mercato del lavoro, base di Vicenza, Alta Velocità, repressione delle popolazioni campane in rivolta contro la gestione rifiuti - che oggi appaiono giustamente odiose. Anche la politica concertativa delle confederazioni sindacali ha permesso al precedente governo di centrosinistra di portare avanti l'attacco al mondo del lavoro ed allo stato sociale. Sullo sfondo di queste dinamiche nazionali si stagliano scenari internazionali molto preoccupanti. Il primo è quello di una Unione europea che si presenta nemica dei lavoratori e dei popoli come è stato ben percepito in Irlanda; il secondo è quello del rumore di sciabole attorno all'Iran; ma la questione più grave indubbiamente è lo scenario economico che manifesta segnali di crisi strutturale.
Di fronte a questo quadro è evidente che serve un nuovo protagonismo sociale, dal basso, partecipato, capace di connettere i tanti fili di resistenza sociale che pure esistono e di battere un colpo per esprimere la porzione di paese che non si rassegna all'esistente. Come organizzazioni e persone che hanno mantenuto un filo comune di dibattito e di mobilitazione in questi anni, abbiamo avvertito l'esigenza di un primo incontro per costruire una mobilitazione contro il governo e la Confindustria, senza fare sconti al Pd. Osserviamo, oggi, che l'esigenza di una mobilitazione, autonoma dal Pd, si estende ad altri soggetti della sinistra che pure sono stati legati all'esperienza del centrosinistra. E' un fatto di per sé positivo. Per questo proponiamo un incontro dell'opposizione sociale, sindacale e politica il 9 settembre per contrastare le politiche filopadronali e razziste del governo, gli attacchi ai lavoratori e ai migranti che vengono anche dall'Europa, la repressione contro i movimenti e le comunità in lotta. Un incontro aperto, in grado di ragionare sulle mobilitazioni immediate e sulle forme più efficaci per estendere partecipazione e protagonismo dei movimenti.
Confederazione Cobas, Coordinamento dei Collettivi universitari di Roma, Rdb, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, Giorgio Cremaschi (Fiom Cgil), Marco Bersani (Attac)
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